MATTONE IN CONTINUO STATO DI “ALLERTA”
facciamo ripartire l’economia liberando il mattone da imposte e tasse!
In un periodo in cui le allerta meteo si susseguono, mi sarebbe piaciuto aprire questo intervento non parlando di allerte metaforiche, ma cogliendo nuovi segnali che aprano alla fiducia, allontanando “le tempeste” che, ormai da troppo tempo, devastano il settore immobiliare, messo in ginocchio, anche, da crescenti ondate di tassazioni. E se non erano sufficienti le sigle delle imposte già in atto, la fantasia fervida del Parlamento ne ha coniate di altre: Tari, Tasi , che hanno lo stesso compito: svuotare le tasche, o meglio, scuoterle a chi le tasche vuote le ha già: ciò è conseguenza di una situazione di continua emergenza politica e sociale che non può che destare preoccupazione, senza poter intravedere minimi spiragli di cambiamento.
Dispiace dover prendere atto che ci troviamo di fronte ad una classe politica impegnata in inutili elucubrazioni, o meglio disattenta e ripiegata su se stessa, pronta a battersi e dibattere per difendere i suoi privilegi, incapace di costruire un confronto politico che conduca a conclusioni serie e concrete per lo sviluppo del Paese, piombato nel baratro della recessione e, permanendo la situazione, è inutile parlare di possibile ripresa, o di ripresina, o avvistare possibili “lumicini” in fondo al tunnel, pena essere tacciati come visionari.
Dispiace anche rilevare che i politici sembrano voler correre ed affannarsi al capezzale del grande ammalato “l’economia”, ma, invece di mettere in atto tutta la loro scienza e di impegnarsi nella somministrazione di cure efficaci che salvino ”il grande paziente”, tutti sono impegnati in troppo sterili confronti ideologici, litigando come “ i polli” di manzoniana memoria.
Se si prova, poi, a costruire una riforma, questa non ha il tempo di produrre effetti in quanto si procede a modificarla e ricostruirla, senza una linea di continuità. Si naviga, quindi, a vista, senza una rotta, che faccia presagire cambiamenti che illuminino l’orizzonte aprendo ad ottimismo e certezze.
Troppo spesso abbiamo denunciato che curare l’economia con “solo tasse” non si genera sviluppo e crescita, è necessario, invece, circondare di attenzioni il settore immobiliare e ciò che gli gravita attorno: dalle infrastrutture al recupero di centri storici e periferie, alla messa in sicurezza dell’esistente e del territorio, per produrre positive inversioni di tendenza. In un momento di compressione dei consumi è quanto mai necessario puntare sul miglioramento della qualità della vita ed il settore immobiliare offre ampi spazi.
Pensare veramente a ciò che è necessario al Paese e smettere l’uso indiscriminato dell’amo o della rete da pesca pronta a catturare il “pesce-casa”, che ormai ha perso in dimensioni e spessore e si è fatto tanto piccolo da non bastare più alle sempre fameliche “casse locali e statali”, può costituire un nuovo segnale. E’ il momento di vestire i panni del giardiniere e di dotarsi di affilate cesoie che possano mettere ordine in una infruttifera vegetazione che è cresciuta a dismisura tanto da portare con sé sprechi e disseccamenti: concludendo, è ora di produrre quei tagli e quelle potature che rivitalizzino l‘economia. Occorre, pertanto, cominciare con l’abbattimento della spesa pubblica:
via gli sprechi ed i privilegi della politica, via gli enti inutili, si elimini il finanziamento pubblico ai
partiti, si dimezzino numero ed emolumenti ai parlamentari, si accorpino i piccoli Comuni, si salvaguardino le province, ma si elimini il grande “ carrozzone”delle regioni. La privatizzazione di società partecipate e di servizi può contribuire al risparmio di risorse, da utilizzare per rivitalizzare il sistema.
Inutile dire che la casa tartassata, ormai disintegrata da quella pressione fiscale, che ogni politico, prima di essere eletto, ha spergiurato di alleggerire o eliminare, ma occupata “la sua poltrona”, pur di mantenere ogni sorta di privilegi, è stato pronto a smentirsi, ha dovuto abdicare a quel ruolo trainante che ogni economia di libero mercato le attribuisce.
Sappiano i politici, qualsiasi sia il colore della loro bandiera, che il piccolo proprietario oggi si aspetta, prima di tutto, una seria riforma fiscale che gli restituisca, dopo essere stato vittima di innumerevoli vessazioni, dignità ed equità .
La stessa Legge di stabilità, purtroppo, non ha voltato pagina, ed ha saputo sfruttare a fondo “ i pascoli “della tassazione, innalzando di un punto percentuale l’Iva, appesantendo il sistema tributi e tasse, al di là di ogni logica di efficienza, senza ricercare quelle prospettive di sviluppo, che avrebbero potuto creare e dare spazi agli investimenti.
Al volano immobiliare, in completa stasi, occorre dare ossigeno, per ritrovare nell’immobile motivo di interesse è necessario creare fiducia. Ma, si continuano a perdere occasioni se si accrescono obblighi ( basti pensare all’obbligo di allegazione di certificazione di prestazione energetica ai contratti di locazione e compravendita) e tasse che, in forma diretta o indiretta, colpiscono il comparto immobiliare: esemplificando, da gennaio l’imposta di registro, in misura fissa, salirà da 168 a 200 euro, ritornerà il pagamento di imposta su atti ipotecari e catastali.
Oggi, il mattone non può continuare a finanziare tutti, ma al mattone si devono attenzioni in quanto volano di sviluppo e di crescita.
E’ ora che l’esecutivo smetta di procedere a seconda delle emergenze e delle contingenze politiche, occorre che crei quelle misure strutturali che risolvano le problematiche economiche, sociali e finanziarie del nostro Paese e dia al Paese risposte precise ed organizzate.
dott. Flavio Maccione
segretario generale Appc